sabato 2 luglio 2016

TUTTA LA CITTÀ IN DUOMO PER L'ULTIMO SALUTO A LUIGI TOMAZ


Lo si poteva immaginare, e così è stato. Davvero ingente la partecipazione di folla alle esequie del professor Luigi Tomaz, già sindaco di Chioggia, spentosi pochi giorni fa a 85 anni: oggi pomeriggio in Duomo non solo i compagni di partito e coloro che l'hanno conosciuto nella vita pubblica, ma anche tantissimi cittadini comuni gli hanno reso l'ultimo saluto, stringendosi alla moglie Annamaria e ai fratelli Silvio e Lucio. La cerimonia è stata officiata da monsignor Dino De Antoni, già arcivescovo di Gorizia, che ha a lungo ricordato le virtù cristiane dell'estinto.

L'eco della scomparsa dell'uomo politico ha valicato l'Adriatico, arrivando fino all'isola di Cherso di cui era originario: molti gli esponenti della comunità chersina che hanno raggiunto la cattedrale, alcuni anche servendosi di un autobus organizzato con partenza da Trieste. Un rappresentante della comunità chersina ha poi ringraziato il presidente Tomaz per il suo impegno: «Sei stato una parte del nostro vissuto, di quello che tutti avremmo voluto essere», passando in rassegna gli scritti del professore dedicati alla città natale. Talento, intelligenza, passioni messe a disposizione delle due parti dell'Adriatico e del mondo: «Come la nostra isola anche tu, Luigi, eri talvolta aspro, pungente, energico, sensibile, una guida preziosa che avrà sempre la nostra affettuosa ammirazione». Così anche Alessandro Cuk, di origine fiumana e presidente provinciale dell'associazione Venezia Giulia Dalmazia, nella quale Tomaz ha militato quale consigliere nazionale onorario: «Grazie Gigi per il tuo entusiasmo e la generosità. C'eri sempre quando c'era bisogno di collaborazione, nei progetti, nelle iniziative e conferenze. Eri una colonna portante per gli esuli giuliano-dalmati». Torna facilmente alla memoria la ricca attività del professore, sia nelle arti (pittura e scultura) che nella produzione saggistica e letteraria.

Naturalmente anche le istituzioni di Chioggia erano in prima fila: il sindaco Alessandro Ferro con fascia tricolore, che non è intervenuto, e il suo predecessore Giuseppe Casson, che fin da piccolo in casa ha respirato quell'aria democristiana condivisa con l'illustre scomparso, amico del padre Felice Federico, e che è intervenuto in suffragio su invito della vedova: «Tante occasioni conviviali e di confronto, poi consolidata nella gioventù di Azione Cattolica, infine concretizzata in un progetto di città per l'uomo negli anni Settanta e Ottanta. Significativo “intrufolarmi” tra papà e il professore per assaporare la bellezza dei concetti che sapevano esprimere, dove era concreto il messaggio di Paolo VI per la politica come più alta forma di carità. Quelle di Gigi sono state -per me come per altri- vere lezioni formative di vita, di politica e di solidarietà cristiana, delle quali fare memoria».

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