mercoledì 21 aprile 2021

SCOMPARE A 90 ANNI GIOVANNA BOSCOLO PECCHIE, ULTIMA SOPRAVVISSUTA ALL'AFFONDAMENTO DEL "GIUDECCA" (1944)

È scomparsa lunedì scorso, all'età di 90 anni, Giovanna Boscolo Pecchie, l'ultima sopravvissuta all'affondamento del vaporetto Giudecca, il 13 ottobre 1944, da parte dell'aviazione inglese. Quel giorno Giovanna, che avrebbe compiuto 14 anni a distanza di pochi giorni, si era imbarcata a Vigo per andare a Venezia.

Il comando tedesco era proprio adiacente al pontile, all'albergo Grande Italia, e gli ufficiali inglesi avevano supposto che a bordo di quel vaporetto -in realtà una normale corsa di linea, anche con la guerra in casa- ci fossero passaggi di truppe e gerarchi nazisti.
Tra Ca' Roman e Pellestrina gli aerei della RAF iniziarono a bombardare senza pietà lo scafo in transito, lasciando circa 70 vittime (il numero preciso non fu mai definito), nella maggior parte civili di Chioggia, Pellestrina e Venezia.
Giovanna Pecchie era tra coloro che si salvarono: aveva trovato posto nella cabina, ma dopo essere caduta in acqua non è riuscita a ricordare niente di quei momenti, risvegliandosi in ospedale. La sorte le ha dato in dono di continuare la propria vita, sposandosi (dal matrimonio sono nati tre figli) e lavorando come commerciante.

lunedì 5 aprile 2021

L'AERONAUTICA MILITARE PIANGE PAOLO BELFIORI: IL PRESIDENTE CHIOGGIOTTO DELL'ASSOCIAZIONE D'ARMA AVEVA 70 ANNI

Era nato a Cagliari nel 1950, Paolo Belfiori, presidente dell'Associazione Arma Aeronautica di Chioggia, scomparso nelle scorse ore. La sua carriera militare era iniziata nel 1968 da allievo sottufficiale a Macerata, per poi proseguire alla base di Ca' Bianca, in seno all'81° gruppo Intercettazione Teleguidata, quindi -alla chiusura dell'avamposto clodiense- trasferito alla 1^ Brigata Aerea di Padova, fino al pensionamento.
Per oltre cinquant'anni, quindi, l'esistenza di Paolo Belfiori si è intrecciata con quella della città, dove si era sposato e aveva avuto due figli. Già presidente anche della locale AssoArma, l'aviere aveva ricevuto la Croce di Cavaliere dell'Ordine al Merito della Repubblica Italiana, oltre alla Medaglia d'Oro Mauriziana per i 50 anni di carriera nell'Aeronautica Militare, e alla Croce d'Oro per anzianità di servizio.

sabato 3 aprile 2021

LA TRAGEDIA SI ABBATTE SULLA FAMIGLIA DARIO: DOPO I GENITORI, IN 35 GIORNI SE NE VA ANCHE ADALISA. LA CITTÀ È SGOMENTA

Anche solo provare a iniziare a scrivere un articolo di questo genere, pur doveroso, è dilaniante. Lo scorso 15 febbraio Chioggia Azzurra aveva salutato commossa la scomparsa, in quindici giorni, di una coppia inossidabile come Sergio Dario e Giuliana (Bruna) Nordio, vinti dal Covid lui il 31 gennaio, lei appunto a metà del mese successivo, quando ormai si era negativizzata: un dolore enorme da sopportare per i figli Marco, Cristian, Alberto e Adalisa, oltre che per l'intero quartiere di Borgo San Giovanni dove i due erano noti e stimati, come tra i colleghi di Sergio, per una vita infermiere esemplare.
Quel giorno, tra i commenti alla pagina fb di Chioggia Azzurra, Adalisa scrisse: «La vita è un soffio di vento, vivetela come l'hanno vissuta i miei genitori: seminando amore». Non poteva sapere, nessuno poteva sapere, che cinquanta giorni dopo se ne sarebbe andata anche lei, all'ospedale di Chioggia, sconfitta questa volta da un altro male incurabile, differente: scoperto troppo tardi, tanto veloce nel manifestarsi quanto letale negli esiti.
In soli tre giorni dall'aggravamento della diagnosi infausta, Adalisa ha lasciato ieri -a 53 anni- il marito e il figlio, oltre a Marco, Cristian, Alberto già caricati di una pena insopportabile. Per una famiglia distrutta da tre lutti in soli 35 giorni ogni parola è rumorosa: anche chi non conosceva le persone scomparse si avvede del silenzio pietoso e sgomento da osservare. I suoi cari, e la comunità di Borgo San Giovanni, accompagneranno Adalisa martedì 6 aprile alle ore 15 nella chiesa parrocchiale di San Giovanni Battista: Chioggia Azzurra, di cui Adalisa era fedele lettrice e attenta commentatrice, si unisce in toto nel piangere d'incredulità nei confronti del Destino così ingiusto.

Enrico Veronese